Capacità cognitive e social network. Quale correlazione?
Analizzando il rapporto tra le alterazioni delle capacità cognitive e i social network, non possiamo non affrontare il tema dei cambiamenti di comprensione ed espressione.
Sono molti i termini di cui la maggior parte degli studenti non conosce il significato.
Non parliamo di termini aulici o poco utilizzati, ma anche e soprattutto di vocaboli impiegati ogni giorno. Nella maggior parte dei casi il significato viene ignorato completamente; in altri, lo si conosce solo parzialmente, e in altri ancora, ciò che si dà per compreso e assodato diverge completamente dal significato effettivo.
Una vita in continuo movimento, una quotidianità costantemente connessa ad un sistema che non dà modo di interiorizzare, valutare, pensare.
L’onnipresenza di modelli che generano dipendenza influiscono decisivamente sul modo di affacciarsi al reale: i social nei quali ci si trova completamente assorti, limitano la capacità critica e osservativa delle persone, distaccandole da suoni, colori, sapori.
In questo modo non si è più presenti; la mente si chiude nel circolo vizioso dell’algoritmo, e non fa entrare nessun altro input esterno.
La curiosità è diventata una caratteristica quanto mai rara; nessuno più si fa domande e non ci si confronta più con l’altro, credendo fermamente nella completezza delle proprie conoscenze. Anche quando ci si rende conto di non conoscere il significato di alcune espressioni, informarsi in merito viene fatto davvero troppo poco.
In alcuni casi scolastici la difficoltà di comprendere una materia in particolare, consiste nel fatto che sono proprio i termini italiani che non vengono compresi in maniera corretta o che anzi in alcuni casi vengono mal interpretati.
Sarebbe opportuno oggi ridefinire certi concetti, anche banali, che nel corso degli anni sono mutati e che forse oggi non sono stati ancora compresi a pieno.
Ci avviciniamo quindi ad un altro problema: gli studenti che non sono in grado di spiegare il significato di un termine che conoscono.
Manca la pratica dell’italiano. Mancano i confronti faccia a faccia,le lunghe conversazioni a mente e cuore aperto e la volontà di condividere la propria personalità. Si ha sempre più paura di dimostrarsi diversi dagli altri, di non omologarsi a quei messaggini di poche righe scritti con il cellulare o alle emoji che con un’immagine trasmettono tutto e niente.
Addirittura a volte non ci si esprime per una mancanza di voglia, un atteggiamento menefreghista generico verso il mondo, senza una particolare motivazione e questo è ancora più avvilente.
Le capacità cognitive saranno sempre più penalizzate, si arriverà ad avere delle persone non autonome nel pensiero e influenzabili.
L’aridità del linguaggio non può essere sottovalutata, è importante renderci conto che se le prossime generazioni non saranno in grado di comunicare tra loro.
Non ci sarà cooperazione e lavoro di squadra, che sono alla base di tutte le importanti realizzazioni dell’uomo moderno.