I tagli al cinema, come l’Italia affronta la crisi
Che l’Italia sia un paese in crisi, già lo si sapeva, l’aumento generico dei costi ha portato famiglie e imprese a tagliare le spese superflue il più possibile.
Quello a cui forse non si pensava era che anche il cinema avrebbe preso parte alla lista delle spese “da tagliare” per la nostra nazione.
Tutto ciò è stato comunicato dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano a Giancarlo Giorgetti tramite una lettera. L’intenzione è quella di apportare tagli di 100 milioni all’anno (per due anni) ai fondi per il sostentamento del settore audiovisivo: una cancellazione del tax credit ma anche tagli al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) e ai benefits assicurativi dei dipendenti.
Dopo l’inizio delle prime polemiche sulla preoccupante notizia, la sottosegretaria della cultura Lucia Borgonzoni ha assicurato che i tagli al cinema (lei utilizza la parola “re-indirizzamenti”) non avranno impatti sulle produzioni ma, al contrario, garantiranno più possibilità alle opere di elevato contenuto artistico e culturale di emergere.
La sottosegretaria afferma come una modifica che aggiusti e reindirizzi il tax credit e i fondi nazionali per le produzioni sia fondamentale e su questo siamo d’accordo. Sarebbe ideale reindirizzare i fondi in maniera più equa tra le produzioni e valutare il valore delle produzioni cinematografiche prima dell’inizio delle riprese.
Potrebbe essere corretto limitare i budget di alcuni film e incrementarli per altri: inserire nel mercato produzioni prime o seconde darebbe modo anche a giovani talenti di condividere le loro idee.
Con la diminuzione dei fondi, invece, saranno proprio queste ultime ad avere la peggio come espresso dall’amministratore delegato di Rai Cinema, Paolo del Brocco.
I film ad alto budget hanno ancora un impatto positivo nel pubblico che richiede sempre più film eventizzabili ed è sempre meno interessato alle produzioni medio-piccole.
L’ambiguità dei tagli al settore audiovisivo si palesa ancora di più se diamo un’occhiata ai dati sugli investimenti in Italia negli ultimi anni. Nel 2022 sono state investite cifre superiori al totale di quelle tra 2016 e 2021 da parte di produzioni straniere, la maggioranza delle quali ha usufruito del tax credit italiano.
Perché allora rischiare di perdere nuove probabili produzioni estere e le loro fiorenti ricadute economiche?
L’Italia ne ha necessariamente bisogno, soprattutto perché con il loro lavoro sono in grado di garantire la diffusione dell’identità nazionale a livello globale.
Ormai il cinema viene sempre meno considerato come un mezzo utile per risollevare l’economia di un paese, e i suoi fondi iniziano ad essere erosi sempre di più. Iniziamo (a titolo di esempio) con 100 milioni quest’anno, e l’anno prossimo? Se inizia un circolo vizioso di tagli, non ci sarà più modo di risollevarsi. È necessario comprendere che la settima arte è a tutti gli effetti un modo per incrementare la visibilità di un paese e investire su questa piuttosto che limitarla, sarebbe un grande traguardo per il futuro.