Il futuro del cinema italiano: l’importanza della comunicazione legata ai film
Un mix di elementi portano (quasi sempre) il cinema italiano ad avere una posizione di svantaggio rispetto alle produzioni straniere, soprattutto americane.
È un problema di film o di comunicazione?
Perché la considerazione per un film americano è superiore a quella per un film italiano?
Il produttore Aurelio de Laurentiis ne è un esempio. Parlando del pluripremiato Oppenheimer di Christopher Nolan, si esprime sottolineando quanto questo film lo abbia particolarmente coinvolto, tanto da volerlo rivedere più e più volte.
Diversamente, afferma che per un film italiano questo non gli capita. Anzi, dice, si tratta di film brutti e mal scritti.
C’è un reale problema di scarsa scrittura dei film italiani oppure le questioni sono altre?
Di sicuro un film come Oppenheimer, con una forte strategia di comunicazione alle spalle, non ha fatto fatica a diventare un titolo interessante per il grande pubblico. Un regista come Christopher Nolan, diventa lo scoop del momento, un motivo di conversazione.
Se di tua natura non avresti avuto interesse ad andare a vedere il film, il continuo parlarne tra amici e familiari ti obbliga quasi, per curiosità, a prendere parte alla visione. Cosa che solitamente non capita nel cinema italiano.
Ai film italiani purtroppo manca la relazione con il pubblico, dipesa quasi completamente da un’efficace comunicazione.
Mettiamoci anche che i fondi per il cinema italiano sono più ridotti rispetto a quelli per il cinema americano, e che i due modelli non potrebbero essere più diversi.
Per meglio dire, i fondi per il cinema italiano ci sono, ma sono mal utilizzati e non viene sfruttata la potenzialità del contatto con il pubblico. Non solo, le sale cinematografiche non assorbono più gli stessi numeri di un tempo a causa dei cambiamenti nella percezione dei film e nelle abitudini.
Per questo motivo Disney Italia ha annunciato che ci saranno diversi licenziamenti nella loro società, dal momento che le produzioni italiane non stanno portando i risultati sperati.
Ci sono però ancora società estere disposte ad investire in Italia, come la Warner Bros, che, secondo Alessandro Araimo (General Manager Italy e Iberia di Warner Bros Discovery), ha ancora tutte le intenzioni di puntare sul cinema italiano come ha sempre fatto e forse di portarvici anche una nuova piattaforma di streaming.
Dobbiamo anche aggiungere che non tutto il cinema italiano è in crisi, se guardiamo ad esempio a Cinecittà, la situazione è tra le più rosee. Ma parliamo di un polo cinematografico che, per quanto italiano, si fonda su un mercato internazionale.
Anche la Rai, come servizio pubblico nazionale non si sente particolarmente presa in causa, ma non si può considerare immune.
A differenza del cinema italiano, quello americano azzarda, non è ancorato alla tradizione! Il cinema americano si muove in un tutt’uno con il pubblico che cambia e sa, in base al mercato, su cosa è opportuno puntare e su cosa no.
Ci sono stati importanti investimenti oltreoceano, sia dal lato produttivo sia da quello della comunicazione strategica per molti dei titoli che sono sbarcati al cinema negli ultimi mesi e in quelli precedenti.
Due esempi? Barbie e Poor Things.
È ovvio allora che un titolo perfettamente pubblicizzato funzionerà di più di uno poco conosciuto come molti dei prodotti italiani, per quanto meritevoli.
È importante venire a conoscenza di quanto la comunicazione strategica e il passaparola, influiscano sul successo dei titoli in sala. Un film di cui si parla, per quanto qualitativamente peggiore di un altro, si troverà sempre, in una posizione di vantaggio.