“War – la guerra desiderata”…
Una guerra illuminata.
“Sergio, faremo un film sulla guerra, di una guerra che arriverà e sarà di luce… tantissima luce… immersa nella luce!”
Questa è la prima frase che Gianni Zanasi, il regista, mi ha detto parlando di War – la guerra desiderata… e così, in un attimo, tutti i miei codici visivi sui film di guerra – colori desaturati, ambienti cupi e grigiastri, atmosfere fredde e contrastate – sono andati nel cestino. Addio a Full Metal Jacket, addio a Salvate il soldato Ryan.
“Io non voglio quella guerra lì. La guerra che io voglio raccontare non è fatta di sotterranei, e ambienti cupi e oscuri dove una persona si nasconde, scappa e si rinchiude. È esattamente il contrario. È una guerra di luce.
Una luce dove le persone tirano fuori le energie che normalmente reprimono: la guerra è l’alibi per tirarle fuori!”
Questo è Gianni! E questa è stata la mia partenza in War – la guerra desiderata.
Al centro c’è il Film stesso. È la storia che detta le regole: come deve essere fatto, come deve essere montato, come deve essere girato, come deve essere fotografato e come deve essere colorato.
Gianni non ti dà una direzione tecnica: lui parla con la pancia, ti racconta quello che sente e quello che deve trasmettere quel tipo di scena.
È così che con lui io divento il traduttore, l’interprete: ascolto le parole, sento le sensazioni, ascolto gli aggettivi e comincio a vestire il film.
È una cosa che riesco a fare con pochissimissimi registi, con i quali porto la focalizzazione massima sulle esigenze che il Film ha per raccontarsi al meglio.
Questo va ben oltre le barriere del bello e del brutto, del giallo del rosso o del blu: va esattamente nella direzione di ciò che è giusto o non è giusto per il Film.
È tutto sul filo di una… pazzia ragionata.
Questa visione è stata condivisa con Michele D’Attanasio, il Direttore della Fotografia, con cui ho confermato un grandissimo feeling. Con Michele è meraviglioso il percorso che abbiamo intrapreso per definire il look della narrazione di War – la guerra desiderata.
Sempre guidati da Gianni, abbiamo sperimentato tantissimi setup, svariate macchine da presa associate a più di una quindicina di set di lenti.
Ore e ore passate in Lightcut Film, la post house del film, a vedere, rivedere e testare, anche con il coinvolgimento dei professionisti che avrebbero realizzato i vfx.
Volevamo trovare l’atmosfera migliore per avvolgere i personaggi del film, con le giuste emozioni, dando loro una luce e un’atmosfera naturale per restituirli credibili, veri.
Tanto è stata efficace e solida la ricerca iniziale, che la fase di Color Correction è stata una rifinitura, una laccatura, un tirar fuori un carattere ben preciso.
È difficile tradurre in colore sensazioni, emozioni e pensieri che esistono nella testa e nella pancia di un regista, ma quando si riesce avviene la magia. Senti di essere entrato in quel flusso percettivo che ti permette di materializzare quelle intuizioni su un’immagine, di far esprimere il Film.
Un accento importante mi sento di metterlo sulla tecnologia utilizzata, perché parte integrante di quel flusso di eventi che ci ha accompagnato in maniera istintiva e intuitiva.
Come ha raccontato Michele nella sua intervista, abbiamo scelto una Sony Venice.
La Sony Venice è una macchina da presa molto trasparente, che regala un’immagine senza una vera e propria identità, un carattere, un’interpretazione decisa, genera delle immagini di burro che poi si riesce a plasmare esattamente come il Film chiede.
Chi la utilizza riesce perfettamente a interpretare le immagini in un percorso di produzione e post-produzione studiato.
Associata alle lenti vintage anamorfiche Kowa il risultato è stato un linguaggio meraviglioso.
Ci ha restituito un effetto reale, dei look perfettamente riconducibili ai nostri immaginari, ai nostri codici visivi, ma che in realtà racconta cose straordinarie.
Come il mio viaggio lavorativo e personale in War – la guerra desiderata.
Come il Team di lavoro che mi ha accompagnato e come il prodotto che ne è uscito.
Lavorare con Gianni ti allunga la vista oltre l’orizzonte.